Il rosso della banca svizzera ha completamente spiazzato il mercato.
Nel quarto trimestre 2011 una perdita netta di 637 milioni di franchi svizzeri (circa 526 milioni di euro), che ha comportato un taglio del dividendo a 0,75 franchi per azione da 1,30 franchi del 2010.
Gli analisti si aspettavano infatti per il quarto trimestre dello scorso esercizio un utile di 430 milioni di franchi svizzeri ma il gruppo bancario elvetico ha collezionato 981 milioni di franchi in oneri di ristrutturazione che hanno contribuito al risultato negativo.
"Abbiamo intrapreso questi passi per ridurre il rischio", ha spiegato l'Ad di Credit Suisse, Brady Dougan, ammettendo che la performance nel quarto trimestre 2011 è stata deludente. "È un risultato che sconta le condizioni di mercato avverse nell'ultima parte dell'anno e gli effetti dei provvedimenti che abbiamo adottato per conformarci rapidamente ai requisiti di mercato e regolamentari in continua evoluzione.
Dougan ha però sottolineato come la banca abbia avuto una buona partenza nel 2012, con un ritorno sull'equity in linea con l'obiettivo del 15%. Sull'insieme dell'anno, la grande banca elvetica ha realizzato un utile netto attribuibile agli azionisti di 1,95 miliardi di franchi (circa 1,61 miliardi di euro) in calo del 62% rispetto al 2010.
I risultati relativi all'intero esercizio hanno risentito dei bassi livelli di attività della clientela, della forza relativa del franco svizzero rispetto al 2010 nonché di diversi effetti straordinari, per lo più legati al piano di riduzione dei costi e all'evoluzione della strategia.
Il titolo Credit Suisse alla Borsa di Zurigo però scivola del 2,54% a quota 24,59 franchi svizzeri, frenando solo in parte il comparto bancario europeo (+0,16% lo Stoxx). A piazza Affari comunque le banche italiane sono ben impostate. Intesa Sanpaolo sale dell'1,50% a 1,62 euro e Unicredit del 2% a 4,57 euro.
Non sono emerse novità dal comitato strategico di ieri di piazza Cordusio, anche a causa dell'assenza all'ultimo momento dell'Ad Federico Ghizzoni. Sembra in ogni caso sempre più probabile la riduzione dei consiglieri da 23 a 15. Questo potrebbe portare all'enucleazione di una nuova entità dedicata al business domestico (cosa che comporterebbe un nuovo costo fiscale stimato in 200-500 milioni di euro) per reperire nuove poltrone per soddisfare le fondazioni azioniste.
Queste infatti esprimono attualmente 9 dei 23 consiglieri e sarebbero le più penalizzate dalla riduzione del consiglio. "Il costo dell'operazione sarebbe tale da portarci a ritenere altamente improbabile questa opzione, anche alla luce del poco tempo intercorso dalla presentazione dell'ultimo business plan, lo scorso novembre", osserva un analista di una sim milanese
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